giovedì, Aprile 25, 2024

VIAGGIARE SULLE AUTO VOLANTI NON È PIÙ FANTASCIENZA

La chiamano “Mobilità Aerea Urbana” e l’immaginazione corre alle auto volanti di decine di film di fantascienza. La realtà per ora è diversa, ma almeno non è più così lontana.
Nei prossimi anni quello che vedremo sono piccoli velivoli a decollo verticale, molto simili agli attuali elicotteri, in grado di trasportare passeggeri o merci per distanze medie. Ne parliamo con Domenico Gagliardi che a soli 24 anni è il giovanissimo presidente e CEO di Walle Mobility, una Startup tutta italiana che si è lanciata in questo settore scegliendo come partner gli americani di Jaunt Air Mobility e immaginando un futuro di mobilità integrata che ora sembra davvero a portata di mano. Anzi, di volo.

Il volo urbano sta dunque per diventare realtà?
Usiamo il termine più corretto per l’Italia e l’Europa, che è “Mobilità Aerea Avanzata”. Questo perché il termine “Urban” usato in “Mobilità Aerea Urbana”, nasce in America dove le città sono più estese e sovrappopolate delle nostre.
Ha senso parlarne ora per tre motivi. Il primo è che la tecnologia è dalla nostra parte. È un mondo che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante ed è giunto il momento per questi velivoli elettrici a decollo verticale, l’evoluzione degli attuali elicotteri, di penetrare il mercato.
Poi c’è l’aspetto normativo: le ASA hanno definito la Road Map: dal 2024 dovremmo riuscire ad avere i primi servizi con questo tipo di velivoli pilotati. Dal 2027 potrebbe essere introdotta la guida autonoma per il trasporto di persone, per arrivare al 2030 con l’inserimento di questi velivoli nel settore cargo.
Il terzo motivo riguarda le città: sono pronte per affrontare questo mercato, ma vanno costruite delle strutture, come ad esempio i vertiporti, le aree per il decollo e l’atterraggio dei velivoli.

Come nasce il legame con Jaunt Air Mobility, il vostro partner americano?
Noi ci occupiamo del servizio e della sua operatività, non produciamo velivoli. Per fare un paragone col mondo delle compagnie aree, ci sono i costruttori come la Boeing e gli operatori come Alitalia. Abbiamo scelto Jaunt per la certificazione dei loro velivoli che è comunque equiparata agli attuali elicotteri e questo ci consente di utilizzarli anche prima che le ASA definiscano la normativa. I loro mezzi possono portare 4 passeggeri più il pilota. La guida autonoma prevista per il 2027 ha bisogno di passi avanti sia dal punto di vista tecnologico che da quello normativo. E poi c’è il tema dell’autonomia. Sono veicoli per ora a propulsione ibrida, poi diventeranno elettrici al 100% e ciò consentirà di poter offrire un servizio extraurbano che possa collegare una grande città con luoghi che si trovano a 50/100 km dalla stessa.

Questo non è certo un progetto limitato al territorio italiano…
Certo che no. Siamo partiti dall’Italia perché siamo tutti italiani e vorremmo che il nostro focus fosse qui. Ma ovviamente non è pensato solo per il nostro territorio. È infatti replicabile in altri luoghi ma con delle attente analisi, perché ogni area geografica ha delle caratteristiche diverse. Per ora siamo in contatto con quattro municipalità italiane, di cui tre ad uno stadio avanzato. Abbiamo iniziato a dialogare anche con una città straniera e stiamo partecipando a un bando per portare questo servizio anche all’estero.

Quali sono i principali problemi tecnologici da affrontare e quali quelli normativi?
Ci sono diverse barriere. Dalla tecnologia dei velivoli, alle batterie, fino ad arrivare all’inquinamento acustico e visivo e alla parte normativa e infrastrutturale. È un mercato molto complesso che richiede l’unione di più attori per poter portare sul mercato un servizio di tale portata.
La tecnologia è quella che preoccupa di meno. In questo momento nel mondo ci sono oltre 300 progetti ormai giunti al percorso di pre-produzione. Diverso il discorso per la barriera normativa. Alcuni produttori stanno dialogando con gli enti istituzionali che si occupano di regolazione dello spazio aereo per avere delle certificazioni straordinarie, in modo da poter cominciare ad operare anche prima del 2024.

Tra quanto prevedete di poter essere operativi?
A livello globale, il primo servizio commerciale è previsto entro il 2023. In Europa, Francia e Germania dovrebbero iniziare nel 2024. Quindi tempistiche molto brevi. Noi ci siamo inseriti con un paio d’anni di ritardo, perché abbiamo considerato vari aspetti, a cominciare dal contesto italiano, nel quale la parte infrastrutturale, i vertiporti, ad esempio, è tutta da costruire e da progettare. Prevediamo di partire nel 2024/2025 in almeno una località geografica.

Come immaginate la mobilità tra 10 anni?
Si sentirà sempre più parlare di “mobilità intermodale”. Significa che utilizzeremo più mezzi per effettuare un unico viaggio. Ci sono studi che prevedono l’“estinzione” delle auto nei grossi centri urbani. Utilizzeremo sempre meno l’auto privata, che già prima della pandemia era ferma per il 90% del tempo in un parcheggio o in garage o bloccata nel traffico. Le generazioni future vivranno l’auto come meno necessaria. La mobilità condivisa (car sharing), il trasporto pubblico in tutte le sue forme, fino alla mobilità aerea avanzata, saranno il futuro della mobilità stessa. Che dovrà essere sostenibile a livello ambientale, economico e soprattutto a livello sociale. Il modo in cui ci sposteremo e l’energia che utilizzeremo per questi spostamenti sarà di fondamentale importanza per il nostro futuro.

 

 

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