sabato, Aprile 20, 2024

Bimillennials, i viaggiatori del Secondo Millennio

Millennials, Post-Millennials, Generazione Z, nativi digitali, la generazione silenziosa, la generazione sfuggente, in Cina sono i “mangiavecchi”… fioccano e abbondano i termini per definire e catalogare le generazioni nate dal 1981 in poi…

Chi siano oggi i Giovani, quale spirito dei tempi vivano e stiano generando e in che modo si relazionino con la tecnologia sarà il terreno di indagine di questa rubrica.

Intanto ecco a noi un piccolo prospetto-glossario delle diciture per orientarci:

  • Millennials sono i nati tra il 1981 e il 1996
  • Gen-Z o Post-Millennials sono i nati dal 1997 ad oggi
  • Nativi Digitali – dall’inglese Digital native, termine coniato per la prima volta dallo scrittore Mark Prensky, – dove digital sta per relativo agli strumenti informatici digitali e native per nativo, indigeno – sono coloro che sono nati negli anni di diffusione di massa dei sistemi ICT prima e dei dispositivi digitali poi. Il termine è usato in contrapposizione all’espressione Immigrati digitali ossia le persone che erano già adulte quando queste tecnologie si diffusero ed iniziarono quindi a familiarizzarvi, motivo per cui sono a volte meno a loro agio dei più giovani nell’impiego di questi mezzi, forse anche per la loro ‘provenienza’ da strutture di apprendimento e capacità di elaborazione sviluppate in maniera differente.

Vediamo ora quale è l’atteggiamento dei Bimillennials nei confronti del futuro in vista degli effetti prodotti dalla pandemia globale.

La “Deloitte Global Millennial Survey 2020” condotta su un campione di oltre 27.500 ragazzi appartenenti alla fascia Millennials e Generazione Z, pre e post pandemia da virus Covid-19, ne esplora i punti di vista per indagarne le prospettive e le idee su politica, lavoro, ambiente, e sulla pandemia, tra le altre questioni.

Secondo i risultati emersi dalla ricerca, in risposta all’interruzione globale causata dalla pandemia di Covid-19, foriera di uno sconvolgimento sanitario ed economico senza precedenti per le nuove generazioni, il “campione” avrebbe espresso determinazione nel trovare soluzioni efficaci al disagio sociale ed economico corrente affermando una visione del futuro ottimista, tesa ad immaginare e realizzare un futuro migliore, in chiave glocal, ossia operando per la tutela e la valorizzazione di identità, tradizioni e realtà locali, pur all’interno dell’orizzonte della globalizzazione.

La ricerca rivela che nonostante le diverse sfide personali, a dispetto delle differenti risorse individuali e in ragione delle comuni fonti di ansietà sul futuro che i nativi digitali si trovano ad affrontare in questi anni, sembra che la loro attenzione invece che in introversione si sia sempre più orientata su questioni di ragione sociale globale e locale. Se qualcosa è cambiato dalla diffusione della pandemia in poi, si tratta del rafforzamento della convinzione di potere e volere essere parte del cambiamento, del desiderio più urgente di condurre e sostenere un’evoluzione nello stato delle cose, dal micro delle loro comunità di appartenenza al macro dei temi di rilevanza internazionale.

Così le nuove generazioni tornano a sentirsi attori della Storia in un’ottica umanitaria positivista che pone i bisogni delle persone e le emergenze dell’ambiente al centro del ragionamento sul cambiamento, dando la priorità assoluta ai principi di sostenibilità sociale, economica, ambientale.

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