venerdì, Marzo 29, 2024

LA RADIO DI OGGI, DAL DAB+ ALLA GEOLOCALIZZAZIONE

Nel nostro pezzo precedente avevamo fatto un po’ la storia della diffusione radiofonica via etere, parlando di modulazione di ampiezza e di frequenza, arrivando quindi fino all’FM che ancora resiste, anche se si sta cercando di passare ovunque dall’analogico al digitale. La radio, nata come telegrafo senza fili, come abbiamo detto agli inizi del Novecento diventò gradualmente quella che conosciamo, con la diffusione di suoni, voci e musica, lasciando quindi perdere altre possibili applicazioni che adesso il digitale sta portando a riconsiderare. Ma ne parleremo più avanti.

Prima impariamo a conoscere delle sigle che fanno parte del nostro presente, sono tecnologie applicate alle frequenze prima usate in modo analogico, e attraverso le quali si è di fatto aperto un mondo.

Cominciamo dal DVB-T, che poi sarebbe il digitale terrestre attraverso il quale ora riceviamo normalmente i segnali televisivi. Le frequenze sono le medesime di prima, VHF e soprattutto UHF, quindi anche le antenne utilizzate sono le stesse, ma è il metodo di emissione che varia. Le immagini e i suoni che prima venivano trasferiti alle nostre case in analogico, quindi semplicemente trasferendo attraverso la portante il segnale codificato, adesso vengono veicolate in modo diverso. Prima il segnale viene codificato in digitale, ossia in numeri 0 e 1 con il codice binario, e poi una volta arrivato al nostro televisore, viene decodificato e reso nuovamente analogico. Questo consente, oltre al miglioramento del segnale emesso, di moltiplicare le informazioni che vengono inviate, tanto che su una stessa frequenza possono trovare posto più canali, e non uno solo come avveniva in analogico.

Un’idea vincente, in un momento nel quale l’ascolto radiofonico era stato negli ultimi anni principalmente in movimento con l’autoradio, è stata quella di far ricevere al televisore, attraverso il digitale terrestre, anche il segnale di diverse emittenti radiofoniche. In questo modo non serve più acquistare un transistor per ascoltare la radio preferita, ma la si trova sul proprio televisore, digitando il canale corrispondente sul telecomando, trovando un segnale solo audio, peraltro molto più pulito di quello in FM. Qualcuno ha poi inventato la radiovisione, ma è cosa ancora diversa. C’è da dire che le codifiche audio digitali sono sempre compresse e quindi perdenti rispetto alla vecchia modulazione di frequenza, che però porta con sé fruscii che qui non ci sono.
Di pari passo al digitale terrestre, si sono cercati e trovati anche dei meccanismi per migliorare la ricezione del segnale radiofonico non solo a casa, ma anche in movimento. La differenza rispetto alla televisione, è che in questo caso non c’è ancora stato un switch-off rispetto all’FM che resiste, anche se l’obiettivo sarebbe questo.

Ecco allora la nascita del DAB e poi del DAB+, che non è un’implementazione, ma un sistema alternativo di codifica.

Il Digital Audio Broadcasting, consente molte cose che in FM non si possono fare, ben più rispetto a quelle consentite in analogico dal sistema RDS, Radio Data System, che può fornire al massimo il titolo della canzone in onda e sintonizzare automaticamente l’emittente che in quel moment, in diretta, sta dando informazioni sul traffico. Con il DAB, oltre a questo si possono inserire anche delle immagini e altre informazioni, persino la pubblicità. L’audio è più pulito, dato che il digitale elimina i fruscii, ma anche qui ci troviamo con un segnale compresso. Inoltre, anche qui sulla stessa frequenza, possono essere trasmessi più canali.

Questa tecnologia ha preso piede davvero solo negli Stati Uniti. In Europa qualche paese come la Norvegia e ora la Svizzera ha tentato uno switch-off costringendo tutte le emittenti in FM a passare sul DAB ma i risultati, almeno nel paese nordico, finora non sono stati confortanti, e questo ha rallentato la diffusione di questa tecnologia in Italia, dove peraltro gli editori avevano investito moltissimo. Altri deterrenti sono stati i costi elevati dei ricevitori, e anche una totale diversità di vedute tra operatori della radiofonia, Rai, editori nazionali ed editori locali. Alla fine in Italia si è adottato il DAB+, sistema alternativo che inizialmente si chiamava T-DAB, che ha fatto un passo in avanti anche per quanto riguarda la qualità del suono, paragonabile a quella di un compact disc.

Per costringere i produttori degli apparecchi radiofonici a deviare verso questa nuova tecnologia, la legge obbliga da quest’anno la vendita di apparecchi radiofonici, o comunque che ricevono anche la radio in FM, ad avere anche la tecnologia DAB+. Questo è stato un autogol per quanto riguarda gli smartphone che avevano una APP per ricevere la radio. Infatti in questo caso, per il digitale ci vorrebbe un chip apposito. Le case produttrici non hanno questa situazione in cima ai loro pensieri, e per non essere contro la legge, decidono semplicemente di disabilitare l’applicazione che permetteva di ascoltare la radio.

Qui si finisce non per favorire il DAB+, ma invece le webradio, grazie alle app dedicate e alle molte piattaforme che consentono di ascoltare la radio via streaming. Insomma, la strada verso la nuova tecnologia digitale della radio attraverso le vecchie frequenze è ancora lunga e impervia.

Viceversa, i segnali radio stanno aprendo nuove frontiere importanti anche nella vita di tutti i giorni. Qui cominciamo ad accennarne, ma avremo modo di parlarne meglio e in modo più ampio nelle occasioni successive. Stiamo parlando in particolare di geolocalizzazione. Iniziamo a familiarizzare con questo termine che già sta facendo parte delle nostre vite: pensiamo semplicemente a quando con il nostro telefonino o con il computer andiamo su Google Maps, e cerchiamo di capire come raggiungere un luogo da dove ci troviamo, ricevendo in genere indicazioni corrette. Oppure, ancora meglio con il GPS dalla nostra auto per arrivare alla meta. O mettiamo che riusciamo a individuare dove si trova il cellulare che qualche malintenzionato ci ha rubato, dando indicazioni concrete e precise alle forze dell’ordine. Le quali per esempio, durante le indagini alla ricerca di qualche latitante, riescono a individuare la zona in cui si trova attraverso le celle della rete telefonica. Tutto questo lo dobbiamo alla geolocalizzazione: precisamente, l’identificazione nel mondo reale della posizione geografica di un qualsiasi dispositivo come un computer, un telefonino, un tablet o altri ancora.

Questo si può fare in vari modi: attraverso segnali radio, con la rete internet come abbiamo detto, o appunto con l’uso delle celle della rete telefonica.

Qualcuno potrà obiettare che ci può essere una limitazione alla nostra privacy, che del resto però c’è anche in altre attività che alcuni credono innocue come avere un account in un social network, ricordiamoci che i social sono famelici dei nostri dati riservati. Quindi alla fine, in questo caso, ci sono più vantaggi che svantaggi. Nella nostra vita quotidiana, semplicemente nelle operazioni di soccorso che ci possono essere per ritrovare qualche disperso, o il luogo di un incidente, solo per fare altri esempi pratici. Ed è per questo che di geolocalizzazione torneremo a parlare prossimamente.

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