lunedì, Aprile 29, 2024

SOLO CON LA TECNOLOGIA LE CITTA’ RESTANO VIVIBILI

Guardiamo alle città come ‘ecosistemi complessi’. Da tempo, in particolare oggi nella ‘policrisi’ che sta attraversando il mondo, parole-chiave si rincorrono in un disegno strategico per le città del ‘futuro già presente’: sostenibilità, rigenerazione, mobilità, infrastrutture, valorizzazione del patrimonio artistico-monumentale, resilienza.

Sono parole ma anche prospettive. La sfida è passare dalla città ‘costituita’ ad ambienti urbani a misura d’uomo e di ambiente, a una città che accetta la sfida della sua ‘re-istituzione’. Mai dimenticando il principio basilare della responsabilità di ciascuno nel rispettare l’ambiente inteso come ‘bene comune urbano’, lo sguardo deve andare oltre: siamo ben consapevoli che la vita urbana rappresenta una tendenza strategica sempre più evidente a livello internazionale, dove le ‘megacities’ s’impongono come veri e propri ‘player’ in termini di relazioni internazionali. L’urbanizzazione è già sfida globale: il 54% della popolazione mondiale vive in aree urbane, una percentuale che dovrebbe aumentare al 66% entro il 2050. Ciò porterà, inevitabilmente, le città a diventare laboratori di nuove pratiche di democrazia e di convivenza e hub d’investimento per risorse pubblico-private in partnership strategica.

La sfida descritta nelle parole-chiave non è governabile senza le tecnologie. La ‘scienza del dove’, lavorando in ciò che ancora non si vede, porta soluzioni di ‘location intelligence’ che servono la decisione geostrategica per classi dirigenti del terzo millennio. Nessun aspetto delle politiche urbane può essere visto a sé stante e separato dal resto: reimmaginare le infrastrutture e il loro rapporto con la città e con il territorio circostante è questione che si lega alla sempre più dinamica evoluzione della mobilità, alle nuove modalità di progettazione degli edifici (l’integrazione tra tecnologie GIS e il BIM), alle riconnessioni tra il centro e la periferia.

Menzione a parte merita il ‘digital twin’. Pratica già utilizzata, essa costituisce una frontiera sempre più necessaria che permette: di connettere componente fisica e componente virtuale; di migliorare la possibilità di ottenere e analizzare informazioni attraverso i big data, il machine learning, l’intelligenza artificiale; di scambiare informazioni tra la componente virtuale e quella fisica.

Ciò che, nel dibattito pubblico sembra ancora futuribile, è già l’anima di una progettazione urbana in evoluzione. Occorre, culturalmente, diffondere il messaggio che la città che vivremo sarà sostenibile e resiliente solo grazie all’innovazione tecnologica.

Il discorso di una scienza urbanistica ‘tecnologically based’ è tema tecnico ma profondamente politico. Si tratta, infatti, di considerare la socialità, il benessere, la sicurezza e la vivibilità delle comunità umane sempre più multietniche che vivono e vivranno nelle nostre città: comunità che, da tempo immemore e per sempre, creano e creeranno sovrapposizioni culturali in una esperienza esistenziale ‘semper reformanda’.

Data la tendenza planetaria all’urbanizzazione, e la trasformazione delle città come player fondamentali nel processo di ‘glocalizzazione’, riprogettare è fondamentale: nella logica, antica quanto l’uomo, dell’umano che innova.

(riproduzione autorizzata citando la fonte)

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