sabato, Luglio 27, 2024

SOCIAL NEL MIRINO, FRA TAGLI E PREVISIONI SBAGLIATE

Che cosa sta succedendo all’interno del pianeta social? Davvero c’è stata una sopravvalutazione da parte di chi riteneva, compresi gli stessi operatori dell’informazione, che rappresentassero gli umori della maggioranza dell’opinione pubblica? Non ci voleva probabilmente la classica “sfera del veggente” per capirlo, ma il risultato delle elezioni Midterm statunitensi ha evidenziato soprattutto questo limite.

È il medesimo limite già noto per i sondaggi; che questi potessero talvolta sbagliare la previsione lo si era capito da tempo anche in Italia, per quanto le forze politiche talvolta ancora li rincorrano più che occuparsi di quella programmazione a lungo termine che poi, anche sotto il profilo istituzionale, è sinonimo di stabilità. Ma conoscendo questa “falla” previsionale, in molti avevano pensato che uno spettro più attendibile potesse arrivare dai social. In particolare Facebook, luogo dove maggiormente si sviluppa il “dibattito”, peraltro spesso in modo anche becero, con vari tentativi di filtro. La falla è probabilmente nello stesso algoritmo che agevola la visibilità dei pareri e dei gruppi con pensiero simile a quello dell’autore del post. Così il no-vax, il complottista, ma anche chi la pensa in modo totalmente opposto da loro, è convinto che il suo parere sia nettamente prevalente, condiviso da una grande maggioranza di persone. E non dimentichiamo che c’è chi ha investito denaro in questa “forza influenzatrice” dei social.

Nelle elezioni mid-term, in molti guardando proprio i social, avrebbero scommesso la camicia sulla capitolazione dei democratici e su una sorta di rivincita della parte repubblicana facente capo a Donald Trump, che sta per annunciare la sua ricandidatura alla Casa Bianca. Questo, nei fatti, non c’è stato, e ovviamente è motivo di riflessione.

Anche perché si accoppia con una notizia che riguarda i tagli decisi da Mark Zuckerberg nel suo colosso Meta che è in forte sofferenza: 11 mila dipendenti, il 13% in meno, dopo che le azioni nell’ultimo anno sono calate di oltre settanta punti percentuali.

Zuckerberg, che negli ultimi anni era diventato una sorta di “opinion leader”, di maestro di vita chiamato spesso a tenere lezioni in giro – un po’ come avveniva al cofondatore di Apple Steve Jobs – , aveva puntato probabilmente troppo sull’affermazione del metaverso, questa sorta di universo totale e virtuale sulla cui concezione di fondo è tuttavia ancora in atto una discussione piuttosto importante. Si direbbe, usando un luogo comune, che il fondatore di Facebook ha tentato un passo più lungo della propria gamba, e ora deve fronteggiare un rovescio molto pesante.

Difficile ipotizzare che queste batoste possano significare subito il declino del social più famoso, e insieme della chat Whatsapp e di Instagram, tutte attività appartenenti a Meta. Solitamente i cambiamenti importanti avvengono con i ricambi generazionali. I giovanissimi sono soprattutto concentrati su Tik Tok, dove i politici per ora non fanno breccia nonostante molti tentativi.

Certo numerosi operatori dell’informazione, tornando a muoversi sulle fonti anche in rete, potrebbero essersi destati dal “sogno social” e rendersi conto che nella sua rappresentazione del mondo reale e dell’opinione pubblica, come ogni mezzo, ha i suoi limiti.

Se ne sta accorgendo anche Elon Musk, che aveva iniziato la sua avventura come nuovo proprietario di Twitter licenziando metà dei suoi dipendenti, tra cui alcuni top manager. Teste tagliate troppo presto? Probabilmente sì, dato che molti sono stati successivamente richiamati. Oltretutto c’è il rischio, non peregrino quando un social così importante viene acquistato da un tycoon, che molti utenti decidano di emigrare verso altre piattaforme. E che qualche ex, sbattuto fuori dalla porta, abbia qualche idea innovativa che ridiscute il ruolo di questi colossi contesi e comprati da plurimiliardari.

Noi, nel frattempo, abbiamo comprato i pop-corn… certamente non virtuali, ci mancherebbe.

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