sabato, Luglio 27, 2024

Tecnologia, ordine liberale, sistemi illiberali

The Science of Where Magazine incontra Alexander Cooley, Claire Tow Professor di Political Science al Barnard College e Direttore del Columbia University’s Harriman Institute for the Study of Russia, Eurasia and Eastern Europe.

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L’argomento affrontato nell’articolo “The Impact of COVID-19 and Global Perceptions of US Leadership and International Order” (Valdai Discussion Club, 13 gennaio 2021) è di grande interesse. Qual è l’importanza del fattore tecnologico nella metamorfosi dell’ordine liberale?

Questa è una domanda interessante perché c’è un dibattito tra gli studiosi di relazioni internazionali sul fatto che l’innovazione tecnologica sia endogena o si sviluppi indipendentemente dal potere egemonico. Alcuni sostengono che, misurato dai brevetti globali e dal settore tecnologico, gli Stati Uniti mantengono il loro primato globale in conseguenza della loro stessa apertura e dell’ambiente favorevole al mercato. Ma vale anche la pena considerare che le gigantesche società tecnologiche americane – Amazon, Apple, Facebook Google – hanno sfruttato appieno le dimensioni legali globali degli ordini liberali per guadagnare profitti offshore, riducendo al minimo i loro contributi alla base imponibile degli Stati Uniti ed evitando significative regolamentazioni nazionali. E nella misura in cui hanno consentito il contraccolpo transnazionale contro l’ordinamento liberale – ad esempio supportando le piattaforme di social media per i movimenti illiberali e il networking – hanno contribuito a rivelare alcune delle contraddizioni tra i tre pilastri dell’ordine internazionale liberale: apertura economica, liberalismo politico e approccio intergovernativo.

Sembra chiaro, e la pandemia ha solo aggravato il fenomeno, che è in atto uno scontro tra democrazie liberali e sistemi illiberali. Chi vincerà ?

Penso che dobbiamo stare attenti e non giudicare il risultato da chi sta occupando la Casa Bianca a Washington DC. Certamente, ora con l’Amministrazione Biden c’è molto più ottimismo sul fatto che l’ordine liberale possa essere resuscitato e persino aggiornato per nuove sfide globali. Non condivido questo punto di vista perché credo che il Presidente Trump sia stato un sintomo, non la causa, del disfacimento dell’ordine liberale. L’ordine internazionale è oggetto di attacchi a tutti i livelli: dall’alto, con l’ascesa di Cina e Russia come fornitori alternativi; dal basso, dove i piccoli Stati fanno leva sul clientelismo per respingere l’ordine liberale; dall’interno, perché le dinamiche transnazionali illiberali accrescono la loro forza all’interno del nucleo liberale. Dobbiamo ricordare che, storicamente, il sistema internazionale è stato illiberale in diverse forme, specialmente durante gli imperi dinastici, il colonialismo e nel periodo tra le due guerre. Quindi, la mia ipotesi è che stiamo entrando in un periodo di contestazione fondamentale tra liberalismo e illiberalismo, con molti Paesi che vogliono mantenere entrambe le porte aperte.

Riuscirà la nuova Amministrazione Americana a realizzare l’unità delle democrazie liberali in un mondo plurale e così complesso?

Penso che sarà difficile per molte ragioni. In primo luogo, gli eventi del 6 gennaio, quando la capitale degli Stati Uniti è stata presa d’assalto da rivoltosi e insurrezionalisti pro-Trump, rivelano che il divario politico negli Stati Uniti ha raggiunto un punto critico. Gli Stati Uniti hanno bisogno di puntellare le proprie istituzioni democratiche che, sebbene non si siano rotte, si sono certamente rivelate più fragili di quanto comunemente si credesse. Secondo, come si decide quali Paesi sono o non sono democrazie ? Con quali criteri? I funzionari statunitensi avranno già difficoltà con i principali Paesi europei, dato che è probabile che questa Amministrazione sosterrà i partiti e le fazioni liberali a livello nazionale, proprio come l’Amministrazione Trump ha nominato ambasciatori in Europa che erano solidali con i partiti populisti di destra e li ha sostenuti attivamente. Questo attiverà anche il contraccolpo. Infine, sembra che l’Amministrazione Biden opererà una grande spinta nell’area dell’anticorruzione a livello globale. Tuttavia, gli strumenti che probabilmente utilizzerà – sanzioni individuali mirate in stile Magnitsky, giurisdizione extraterritoriale per inseguire politici corrotti e le loro risorse – mineranno e minacceranno molti regimi in tutto il mondo: questi, poi, saranno ancora più inclini a denunciare tali politiche e a offrire opportunità di partenariato a Paesi come Cina e Russia.

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